Parleremo oggi di una delle più conosciute monete della storia del Regno d’Italia e mi riferisco alle monete da 10 Centesimi, meglio conosciute come 10 Centesimi “Ape“.
Queste sono monete in rame dal peso di 5,4 grammi e dal diametro di 22,5 mm, la cui coniazione è stata autorizzata alla Zecca d’Italia con Regio Decreto numero 1618 del 4 Settembre 1919 e che hanno trovato corso legale a partire proprio dal 1919, primo anno di emissione.
Il metallo di cui sono composte è rame al 950%, stagno al 40% e zinco al 10%.
Queste monete sono state coniate in oltre 412 milioni di esemplari i quali hanno circolato per anni. L’ampia circolazione e la conseguente continua manipolazione delle monete ha fatto si che il valore di queste sia apprezzabile solamente se presenti in altissima conservazione, in condizioni fior di conio e mai circolate.
Entrando nel dettaglio di questa moneta possiamo notare che al dritto presenta una testa nuda di Re Vittorio Emanuele III rivolta verso sinistra, attorniata dalla scritta “Vittorio Emanuele III Re d’Italia”. Alla base del collo del Re è riportato il nome dell’incisore: Attilio Silvio Motti.
Al rovescio invece troviamo al centro un’ape che raccoglie il nettare da un fiore. Sotto questa raffigurazione sono presenti, da sinistra verso destra, la lettera“R” che specifica la Zecca di Roma come zecca di coniazione, l’anno di coniazione, il valore nominale della moneta – centesimi dieci – e il nome del modellista del rovescio: Renato Brozzi.
Se osserviamo infine il contorno della moneta possiamo notare un tipico contorno rigato.
Una particolarità di queste monete è quella per cui sono state coniate delle monete di prova nel 1919, le quali risultano essere oggi molto rare ricercate.