Parleremo oggi di una delle più conosciute monete della storia del Regno d’Italia e mi riferisco alle monete da 20 Centesimi della serie “Impero” emessa per commemorare la costituzione dell’impero fascista.
Queste sono monete in acmonital e/o nichelio dal peso di 4 grammi, dal diametro di 21,5 mm, la cui coniazione è stata autorizzata alla Zecca d’Italia con Regio Decreto numero 2511 del 3 Settembre 1936 e che hanno trovato corso legale a partire proprio dal 1936 primo anno di emissione.
Il metallo di cui sono composte è chiamato acmonital, che è l’acronimo di acciaio monetario italiano, un particolare acciaio inox composto da ferro cromo e nichel utilizzato in Italia per coniare monete a partire dal 1939.
Queste monete sono state coniate in circa 335 milioni e 400 mila esemplari i quali hanno circolato per anni. L’ampia circolazione e la conseguente continua manipolazione delle monete ha fatto si che il valore di queste sia apprezzabile solamente se presenti in altissima conservazione, in condizioni fior di conio e mai circolate.
Entrando nel dettaglio di questa moneta possiamo notare che al dritto presenta una testa nuda di Re Vittorio Emanuele III rivolta verso sinistra, attorniata dalla scritta “Vitt – Em – III – Re – E – Imp” che sta a significare “Vittorio Emanuele III Re ed Imperatore”. Alla base del collo del Re è riportato il nome del modellista: Giuseppe Romagnoli.
Al rovescio invece troviamo al centro un fascio littorio verticale con scudo sabaudo crociato e coronato che sovrasta un volto dell’Italia orientato verso destra. In esergo invece, sotto il bordo del collo, sono riportati da sinistra verso destra: la lettera“R” che specifica la Zecca di Roma come zecca di coniazione, l’anno di coniazione in numeri romani corrispondente al calendario fascista, il valore nominale della moneta “C. 20” che sta a significare “Centesimi Venti” e l’anno di coniazione della moneta in numeri arabi.
Una particolarità di queste monete è che inizialmente furono coniate in nichelio, ma con l’emanazione del Regio Decreto numero 907 del 7 Febbraio 1938 a seguito dei provvedimenti economici di autarchia del governo fascista, fu ordinata la coniazione di monete in acmonital ed il progressivo ritiro di quelle in nichelio. A causa però di errori umani o volontarie intenzioni di eusarire le scorte di tondelli in nichelio non ancora ritirati e coniati, migliaia di tondelli in nichelio furono ancora utilizzati per coniare monete contribuendo in questo modo a far circolare monete dello stesso anno sia in acmonital calamitabili che in nichelio non magnetiche.